Le differenze di potere sono determinate dalle stesse relazioni sociali.
Anche Miller ricorda che da millenni è cosa abituale e ammessa servirsi dei bambini per soddisfare bisogni di varia natura.
I bambini offrono manodopera a basso prezzo, si prestano come occasione per scaricare affetti accumulati, servono da depositari di sentimenti indesiderati, fungono da schermi su cui proiettare i propri conflitti e le proprie angosce, funzionano da protesi per una stima di sé che sia un po’ compromessa, son considerati come una fonte di piacere e di potere.
Tra tutte queste forme di strumentalizzazione, l’abuso acquista un ruolo particolare, all’interno dell’ipocrisia che nella nostra società circonda ancora le questioni sessuali. Il ciclo della violenza intergenerazionale è ben documentato.
Paine e Hunt scrivono che quando una persona ha chiaramente il senso dei propri confini tra l’esterno e l’interno, è in grado di sviluppare una sana autostima di base e un senso d’autonomia. Se, invece, il bisogno del bambino di rispecchiarsi in un adulto capace di rimandare un’immagine amata e investita affettivamente viene gravemente frustrato, si sviluppano alterazioni o distorsioni dell’immagine di sé, della percezione dei propri sentimenti, dei propri confini e dello sviluppo della propria identità.
I problemi dell’adulto rispetto alla sua auto-percezione e auto-accettazione, alla relazione con gli altri e alla visione del mondo possono spesso essere la logica conseguenza del maltrattamento infantile.
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